…plays… (palce + rays)
raggi solari, un luogo, Varsavia 2011.
Il sistema dell’arte, per come si è lentamente configurato negli ultimi 30 anni, è sostanzialmente una TRUFFA. Un caso P-ART-MALAT dove i valori delle azioni venivano gonfiati arbitrariamente, un caso WANNA MARCHI dove l’opera d’arte era come il sale miracoloso che veniva venduto dalla televenditrice. Il VALORE delle opere è in mano a “luoghi” e “pubbliche relazioni”, e l’unica speranza per arginare questa TRUFFA è il pensiero critico, ossia la capacità di farsi una domanda che molti addetti del settore vogliono evitare: “che valore ha quest’opera d’arte per la mia vita?”
Il 4 marzo 2023 per combattere questa truffa ti invito a partecipare a questo progetto di protesta (clicca qui) e per parlare di questa truffa a Roma “dal vivo” presso Albumarte (Via Flaminia 122) ore 18:00.
Questa “truffa” è un vero peccato perchè oggi l’arte contemporanea potrebbe diventare una palestra e un laboratorio per “allenare nuovi occhi”. Potrebbe essere una disciplina che presiede a tutto. Non a caso la migliore arte contemporanea di oggi è ancora rappresentata dagli anni ‘90, e quello che è successo in quegli anni oggi è uscito da musei stantii per vivere nel mondo. I progetti di maggiore successo nel mondo hanno una grande radice artistica e creativa. I grandi problemi del mondo o della nostra vita privata salgono alla ribalta quando trovano modalità artistiche: basti pensare che per 30 anni gli scienziati ci hanno avvisato del problema climatico, ma questo è diventato di dominio pubblico solo quando una bambina, un personaggio artistico simile al ragazzino col tamburello di Maurizio Cattelan, è diventata protagonista del problema.
“Senza un sistema composto da media, collezionisti, mercato, musei, pubblico le opere in sé non avrebbero valore”. Sostiene il critico Achille Bonito Oliva. Nel 2011 ho realizzato un progetto a Varsavia (vedi foto su questa pagina), dove le opere erano rappresentate da quadri di luce che esistevano solo quando i raggi solari (pubbliche relazioni) incontravano un luogo (la galleria). Per questo l’opera cambiava in continuazione con il movimento del sole e senza raggi solari l’opera spariva completamente. Solo il pensiero critico è in grado di far apparire l’opera d’arte per poi metterla al muro: “che valore hai per me?”
In pochi mesi in Italia l’artista Tosatti è stato investito di tre nomine-inviti che hanno portato quella che era una ricerca marginale sotto i riflettori. Ecco l’effetto della politica e delle pubbliche relazioni che possono trasformare la latta in oro (non a caso l’artista usa spesso l’oro nelle sue opere, quasi per esorcizzare una mancanza di valore nel suo lavoro). Le opere di Tosatti sono contenuti lacunosi che spesso si limitano a rielaborare quello che è successo 70 anni fa; quello che conferisce apparente valore al suo lavoro sono tre parole sostenute da luoghi e pubbliche relazioni: “Padiglione Italia”, “Quadriennale”, “Hangar Bicocca”. Queste parole permettono di drenare denaro pubblico e di gonfiare le opere di valore: i suoi grandi quadri rettangolari di ruggine e oro sono come enormi banconote che in pochi mesi sono passati da un prezzo di 5000 a 50.000 euro. Il sistema dell’arte diventa come una “Banca Centrale” capace di stampare moneta, ma una moneta speculativa che rischia di crollare da un momento all’altro.
Ma come può resistere il sistema? Il sistema resiste perchè si basa su 4 fondamenti che per esistere NON hanno bisogno di QUALITA’ e di PUBBLICO:
- i collezionisti sono i clienti migliori del mondo perchè non protesteranno mai per il loro acquisto, in quanto questo andrebbe a svalutare la loro opera-banconota e gli farebbe perdere status sociale. Quindi il collezionista che ha acquistato Tosatti continuerà a fare di tutto per sostenerlo anche se si è accorto di aver sbagliato a pagare 50.000 euro. Questo, se ci pensate, contribuisce a consolidare i problemi e gli errori, senza poterli più risolvere. Vorrei parlare con chi 20 anni fa ha acquistato dal “grande gallerista” Massimo Minini opere di Paolo Chiasera giovanissimo artista che veniva venduto da Minini infilandolo nelle trattative della più importante Vanessa Beecroft.
- il denaro pubblico che foraggia gli addetti del settore che per non perdere lo stipendio non andranno mai a denunciare la truffa e quindi a risolverla
- gli sgravi fiscali che aiutano le fondazioni che in questo modo possono sviluppare programmazioni standard e spesso mediocri senza alcun bisogno di qualità e di staccare biglietti (pubblico vero)
- pubblicità di nicchia. Prada, Trussardi, Pirelli usano l’arte per fare pubblicità di nicchia invece di comprare un cartellone pubblicitario in tangenziale. E quindi la mostra, la super cena, dove tutti possono migliorare il proprio status sociale e coltivare pubbliche relazioni necessarie per sviluppare i propri affari. Spesso un museo d’arte privato può riqualificare un’area immobiliare depressa che poi può essere venduta ad un prezzo maggiorato dai proprietari dello stesso museo.
Se ci pensate questi 4 fondamenti non hanno bisogno della Qualità e del Pubblico per esistere. Ma soprattutto il problema NON si può risolvere perchè in platea ci sono solo addetti del settore che vengono pagati direttamente o indirettamente dal SISTEMA: quindi anche coloro che privatamente capiscono il problema NON fanno nulla per risolverlo, pena perdere il proprio stipendio. Bonito Oliva dice certe cose perchè ha già guadagnato e NON ha più nulla da perdere. Non ha certo fatto certe affermazioni quando pochi mesi fa è stato celebrato dal Museo di Rivoli, grande lavatrice che crea valore per il sistema. Non a caso una delle linee progettuali di Luca Rossi, oltre ad una “nuova formazione degli artisti”, è concentrata sulla formazione di un pubblico vero e appassionato. Un pubblico vero per l’arte contemporanea diventerebbe un piccolo controllore della qualità. Ma soprattutto servirebbe una nuova etica tra gli addetti ai lavori, che devono capire che sviluppare senso critico verso questa TRUFFA significa migliorare anche la loro condizione di lungo periodo.
Sarò presente a Roma per parlare di questo e molto altro il 4 marzo alle ore 18, presso lo spazio Albumarte (Via Flaminia 122, Roma). Vi aspetto, anche per creare un gruppo di persone che possano opporsi a questi problemi. Stiamo solo sfruttando un 10% delle potenzialità che potrebbe avere l’arte contemporanea come dispositivo per migliorare la nostra vita e raggiungere maggiore consapevolezza. In alternativa puoi partecipare a questo progetto attivandoti concretamente nello spazio pubblico e a casa tua: https://www.documenta.live/palazzo-strozzi/
Luca Rossi